Naming. Perché un neologismo, come Mr. Wolf, risolve problemi

naming neologismo

“Sono un neologismo, risolvo problemi”.

Così ce lo immaginiamo: si presenta bussando alla porta, pronto a sollevarci da ogni più piccola preoccupazione. Sì, quando si parla di naming, quindi di trovare un nome di un’azienda, start-up, prodotto, negozio, evento, il neologismo si rivela un po’ come il mitico Mr. Wolf di Pulp Fiction.

Ora ti raccontiamo perché.

Diverse strade possibili prima di un neologismo

Ok, dobbiamo creare un naming. Ci dai carta bianca sulla tipologia.

Starà a noi decidere la sua natura durante la fase creativa. Può essere un:

  • naming descrittivo, perfetto se vuoi un nome chiaro e didascalico che riflette il prodotto. Controindicazioni: la personalità del tuo brand non sarà molto affascinante e sensuale;
  • naming che prende il nome del fondatore: scelta ottima per il copyright, così così se con quel nome vuoi far sognare o trasmettere carattere e fascino a chi lo incontra per la prima volta;
  • naming con acronimi, un discorso completamente opposto rispetto al nome “proprietario” del fondatore: difficile da proteggere legalmente, rischia di suonare cacofonico (risultato di accozzaglie di consonanti) e meno immediato;
  • naming suggestivo che lavora di metafore, analogie o associazioni di idee: noi lo usiamo spesso perché è come se allargasse le maglie dei concetti alla base del prodotto o azienda e, a mo’ di sinestesia, abbinasse colori e sensazioni.

Poi c’è il neologismo, risultato di infinite combinazioni di senso

Il neologismo è per noi un mondo di possibilità nonché il miglior banco di sfida per un copywriter. Non si parla di descrivere il prodotto né di lavorare per immagini o assonanze concettuali: qui il compito è creare una parola che prima non c’era e che possa entrare nel lessico comune dei tuoi clienti.

Per noi creare un naming così è sostanzialmente una questione:

  • romantica: ci piace pensare a un neologismo come l’anima gemella di una voce spaiata in un vocabolario: la definizione ce la dai tu, a noi spetta trovare quella parola che è la sua anima gemella;
  • musicale: un naming per funzionare deve essere leggibile e avere “ritmo e vitalità”: rimbalzare, come una mini-sinfonia-pop, nella memoria del tuo pubblico. Qui entrano in gioco suoni dolci e suoni duri, sillabe ripetute, refrain interni – tutte tecniche che facilitano la ripetibilità di un nome;
  • familiare: il neologismo può essere a volte una crasi (unione tra parole) o la trasformazione di una parola con prefissi e suffissi. Se composto da una o più parole esistenti, il neologismo ha una doppia efficacia: dà alcuni indizi al tuo consumatore sul significato del naming, e al tempo stesso eleva una parola, quasi a mostrarne un suo lato nascosto e inedito;
  • misteriosa: per il motivo qui sopra, il neologismo vive di vita propria anche se nasce da un vocabolario codificato. Come direbbe Freud, è perturbante nella sua creatività: trasfigura le parole e arricchisce il lessico con una parola finora sopita. E che ora emerge tridimensionalmente, con potenza, a volte con significati che si rivelano in un secondo momento;
  • pratica: inutile girarci attorno. Una parola inventata è la scelta più pragmatica per tutte quelle noiose (e necessarie!) questioni di protezione legale. Allo stesso modo è l’opzione più felice se vogliamo un dominio di un sito con una url secca che contenga solo il naming. In ultima battuta un neologismo è unico e più semplice da trovare. Niente doppioni, niente dubbi, niente lotte intestine con un brand omonimo. Figo, che dici?

Non vediamo l’ora che tu ci dica “Te lo sei inventato!”

E ora veniamo a noi. Quando creiamo un neologismo per un naming, è come se tirassimo fuori il coniglio dal cappello: rimaniamo estasiati dalla tua espressione di stupore, poi ti spieghiamo il trucco. Escogitiamo nuove strade e passaggi dove tu vedi solo vicoli ciechi e finestre murate.

Il naming con il neologismo è l’unica volta in cui l’esclamazione “Te lo sei inventato!” è piena di meraviglia. Spoiler: noi risponderemo gonfiandoci un po’ il petto.

Però prima scrivici nel form sotto, dicci di te, e raccontaci di quel sogno nel cassetto che non aspetta altro che un nome. Da fare, costruire, pensare, inventare.

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